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[ H.D.S ]
Filostrato – Perché non mi ritenesse ignorante, “E sia come vuoi” dissi “farò la mia esposizione, quando verranno i giovani”; giunti questi “Sarà il fanciullo” dissi “a proporre gli argomenti e a lui dedicherò l’impegno del mio discorso; voi seguite e non limitatevi ad ascoltare, ma fate anche domande, se io a volte non parlo chiaramente.[1]
Sia ben chiaro che qui si fanno degli esercizi di impressione (soleil levant) sul motivo delle scarpe, non certo sul pensiero di Heidegger, di Derrida e Schapiro; figure complicate e complesse dalle quali non avrei dovuto farmi tentare a cuor leggero; tutt’al più segnalarne appena il riferimento con solo le loro lettere iniziali: H, D e S … - se un tale artificio tipografico non apparisse poi come un mio perenne rossore nei loro confronti che finirebbe per svilire oltremisura ogni convincimento verso il coscienzioso studio che sto cercando di fare.
Tuttavia: “se si desidera essere attivi non bisogna aver timore di fallire né di sbagliare… Non c’è che da buttar giù qualcosa quando si vede una tela vuota che ci sta a guardare in faccia con una sorta di imbecillità” – dice Vincent.
[2]

Accade spesso che si inizia un disegno tracciando dei segni senza pensarci troppo.
Così, tanto per affrontare il foglio.
A volte queste prime avvisaglie non ci andranno a genio. Nondimeno alcuni preferiscono non farle sparire del tutto ma ricacciarle sul fondo rafforzando solo quei tratti di cui sono persuasi, in modo tale che restino sempre percettibili le tracce di errori, ripetizioni o esitazioni avuti prima di arrivare a quel segno deciso, a quello specifico tratto, a quel particolare punto, a quella definita figura.
Ecco.
Queste pagine mi sembrano buttate giù in questo modo.
Senza cautela o misura, senza rispetto o ritegno, da megalomane pasticcione ho voluto mantenere un po’ tutto di quanto l’insieme delle letture mi hanno suscitato, spingendo l’improntitudine al punto di abbozzare addirittura qualche ardita anatomia umana - che potrebbe però prendere l’aspetto della caricatura.
Tuttavia, siamo poi così sicuri che queste due cose, la caricatura e l’insolenza, non catturino elementi di verità come in un agguato?
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[1] - Filostrato maggiore, Immagini, Nino Aragno Editore, Milano 2008, p. 119.
[2] - Vincent a Theo, Nuenen 2 ottobre 1884 (n. 464-378.79).
[3] - Tanto può ritenersi alta l’ironia quanto bassa la caricatura; ho sempre però avuto sentore che quest’ultima e il riso più sguaiato hanno svolto un lavoro eccellente per l’arte figurativa moderna: da Goya a Daumier a Picasso a Duchamp a Wharol, forse nessuno escluso, se non gli attuali esponenti dell’odierna petulanza della pittura.






SCARPE [dall’estetica alla podistica]
parte prima H.D.S. MAROQUINERIES